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LA MILITANZA POETICA DI ANTONINO MAGRI'


1946 quartiere di San Berillo vecchio, via Celeste. La donna sul balcone è Donna Ina Briguglio di Gualtieri Sicamino', la mia bisnonna paterna. Invece l'uomo corpulento accanto alla macchina è Don Saro Trischitta di Savoca. La bambina di spalle con il maglioncino bianco è mia madre. Nel 1910 i miei bisnonni aprirono la trattoria "Donna Ina" la cui specialità era lo stocco alla messinese, mèta in quegli anni di artisti, scrittori e giornalisti come Martoglio, Verga, Capuana e De Roberto. Tutto parte da quei bisnonni paterni provenienti dalla provincia di Messina, scampati a quel terribile terremoto del 1908 e chissà perchè arrivati a Catania. I miei bisnonni paterni sono gli stessi bisnonni materni di Ninni Magrì, sua madre e mio padre erano cugini, dei Trischitta. La madre di Magrì, Ina Trischitta, aprirà negli anni Settanta, assieme ai figli, la nota Trattoria Donna Ina di Augusta, uno dei migliori ristoranti di pesce del Mediterraneo. Un rapporto amniotico con il mare, ma anche uno stretto rapporto con la letteratura, che si respirava nell'antica trattoria di via Celeste.


Perchè quello che sto per scrivere è un atto d'omaggio e di stima nei confronti di un artista e di un uomo di rara autenticità e generosità. Una vita spesa a comporre versi in lingua siciliana, e a recitarli con un senso dell'affabulazione che sembra quasi tradire la natura poetica. Invece vanno di pari passo, perchè entrambe arrivano al cuore. Uno studio appassionato della scuola poetica siciliana ma anche degli stilemi derivanti dal Dolce stil novo toscano: "Pi mia tu sì 'n Arcancilu di celu/vinutu 'n Terra pi mi frasturnari;/davanti a 'ss'occhi to ' prizziusi e rari/ m'arrennu e lu me ' amuri ti rivelu."

Magrì ha dato il suo notevole contributo alla ricerca di una grammatica siciliana che sia attinente e più vicina alla lingua e alla cultura siciliana, una pratica di militanza vicina alla tradizione ma che fa emergere in ogni caso la rara capacità di suscitare emozione. Forse così si spiega quella propensione al racconto che nasce tra i tavoli di un'antica trattoria catanese, frequentata da autorevoli intellettuali, è l'aria che hanno respirato i coniugi Trischitta, probabilmente trasmessa alle generazioni future. E a pensarci adesso non mi stupisce più di tanto l'esordio letterario di tanti anni fa di questo amato cugino poeta, e neanche gli ultimi anni di mio padre, trascorsi a scrivere memorie di un quartiere che non esisteva più, il San Berillo di Catania, reso vivo dai suoi racconti.

E poi c'è di mezzo il mare, ambientazione e ispirazione per le narrazioni e poesie più intense, e questa è un'altra costante che ci accomuna, per averlo respirato e vissuto, quello profumato della stazione di Catania, o quello profondo e misterioso del golfo di Augusta vissuto da Ninni, mentre puliva e cucinava il pesce per i clienti del Ristorante Donna Ina.


Per questo è inevitabile imbattersi in questa Trilugia (Collana MarranzAtomo") edita recentemente, per chi voglia comprendere meglio il mondo poetico di Ninni Magrì, che racchiude appunto un saggio sulla lingua e la grammatica siciliana, alcuni suoi poemi in parte inediti, e una folgorante raccolta di racconti, che come piccole sceneggiature meriterebbero approfondimenti e attenzione più vasta.

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