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ALESSANDRA BARBAGALLO CONVINCE IN "IO SONO VERTICALE" CON LA REGIA DI SILVIO LAVIANO

IO SONO VERTICALE AL TEATRO DEL CANOVACCIO

Portare sulla scena la sofferenza psichica e poetica di Sylvia Plath non è impresa facile, neanche restituirne la solitudine femminile che impone una recitazione camaleontica, con repentini cambiamenti di umore. Silvio Laviano ci è riuscito, dirigendo Alessandra Barbagallo in stato di grazia. La vicenda è una storia minimalista di convivenza, di quegli amori che ti spezzano il cuore e la vita (nel caso della Plath un simbolico e tragico suicidio). Una fiaba esistenziale dalle tinte noir, dal disperato male di vivere che si aggrappa all’unica riserva salvavita che la donna possiede, la poesia. Ed è solo la poesia che rimane, di un artista sensibile come l’autrice statunitense: “Ma preferirei essere orizzontale. Non sono un albero con radici nel suolo succhiante minerali e amore materno così da poter brillare di foglie a ogni marzo, né sono la beltà di un’aiuola ultradipinta che susciti grida di meraviglia, senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali. Confronto a me, un albero è immortale e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa: dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia”. La poesia non le salverà la vita ma sprigionerà per sempre un afflato lirico immortale che Alessandra Barbagallo riesce a cogliere in tutte le sue sfumature, rabbiose e malinconiche, stralunate ed ingenue. Una prova attoriale vigorosa che la riduzione registica di Laviano esalta, evitando la pericolosa retorica del dolore ostentato, ma rispettosa di uno stato d’animo che si ribella alla feroce quotidianità imposta dalla convivenza con un assente- presente carnefice che ne sancisce l’annullamento. Ma la società ci impone spalle larghe e postura verticale, quando invece preferiremmo una vita orizzontale: “Stare sdraiata è per me più naturale. Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio, e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre: finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.”

Prodotto dal Progetto S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione) in collaborazione con Associazione Culturale MADE’, regia di Silvio Laviano, le scene ed i costumi di Vincenzo La Mendola, assistente alla regia Gabriella Caltabiano, progetto fotografico di Gianluigi Primaverile, progetto grafico di Maria Grazia Marano, illustrazione di Graziano Messina, addetta alla comunicazione Stefania Bonanno.

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