SUCCESSO PER "BELLINI A PUTEAUX" DI DOMENICO TRISCHITTA AL PICCOLO TEATRO
Gli ultimi momenti della gloriosa vita del grande compositore catanese.
Momenti trascorsi a Puteaux di un Bellini che nell’opera di Domenico Trischitta, con la regia di Massimiliano Perrotta, si fa uomo comune, con i suoi dubbi, rimpianti, insicurezze e dilemmi.
Sentimenti condensati in un’unica scena, continua, nella quale si muovono i tre personaggi: “Vincenzo” rappresentato dal giovane Piermarco Venditti e i cinici coniugi Levys con Carlo Caprioli e Ornella Cerro.
La musica delle sue famose opere irrompe prepotente nella scena evocando ricordi e gloria di una dorata Parigi nella quale Bellini non si immedesima. Una terra troppo straniera, così come la lingua, troppo difficile per essere appresa da chi vive intrappolato tra i ricordi di pietra lavica, i colori del mare e il profumo dei limoni.
Una Catania di tradizioni attraversa i pensieri e le parole del giovane compositore desideroso di tornare a casa.
Il dramma di Trischitta sembra quasi rispettare i tempi dell'opera lirica: le pause tra una battuta e l'altra dilatano il tempo così come era consono nell’Aria; e la convenzione della lettera, tipica dell’opera ottocentesca, diviene un attimo in cui attraverso la sua lettura vengono espressi i sentimenti, nella scena tutto rimane immobile e solo l’interiorità emerge.
“Vincenzo” è alla ricerca di un affetto sincero che lo allontani dal rumore assordante degli applausi e dal lezzo della falsità borghese, crede nell’amicizia dei coniugi Levys, che invece tramano, avidamente alle sue spalle, l’approfittatore e la scalatrice sociale, due parassiti attaccati al collo del povero e ingenuo Bellini.
Scoperto l’inganno, cresce in lui il desiderio di fuggire da quel mondo dorato ma misero di sentimenti a cui lui non appartiene, contrappone ad esso una costellazione di emozioni, passioni e affetti attraverso la musica, l'unica che rimarrà al suo fianco anche nel momento della morte.
L'agonia della sua prematura dipartita, per via di un'infezione intestinale, si manifesta nei gesti violenti e disperati di un uomo che non vuole lasciare la vita, che si sente punito da Dio per aver pensato alla gloria e al denaro, lasciato solo nel suo dolore e nella sua malinconia. Ricordi, odori e immagini di una Catania in festa attraversano la sua mente, il forte desiderio di tornare a casaprende vita nell'ultima parola che sulle labbra muore con lui “mamma”.
Domenico Trischitta ci consegna un Bellini spogliato da tutti i suoi decori, semplicemente quotidiano, ponendo l'accento sul dramma dell'uomo e non sull’artista meditando su ciò che sarebbe potuto essere.
foto di Dino Stornello (Piermarco Venditti)
foto di Dino Stornello (Carlo Caprioli, Piermarco Venditti e Ornella Cerro)
foto di Dino Stornello (Carlo Caprioli)