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A PROPOSITO DI "SALE" DI CARLO MURATORI, IL SALE DELLA VITA E DELLA TERRA

Ho avuto il piacere di seguire la gestazione della bellissima canzone “L’esodo”, contenuta nel suo ultimo lavoro "Sale", che chiudeva lo spettacolo “Mare nostrum” di Massimiliano Perrotta con la regia di Walter Manfrè. Con un incipit struggente che mi evoca un altro brano di mare, “La casa in riva al mare” di Dalla. Carlo Muratori la eseguiva dal vivo, a chiusura dello spettacolo, come se portasse il fardello di quel dolore mediterraneo, di quei morti ignoti avvolti in un telo nero. Eppure dal mare arriva anche vita, natura morta, genti che sognano un futuro migliore, ma anche conquistatori e truppe da sbarco. Il sale del mare che ritorna alla terra, alle sue viscere profonde da cui si raccoglie vita, o morte, come nel caso dei tanti carusi sprofondati in un vortice profondo. E’ la metafora centrale, filosofica, di “Sale”, che Carlo ha proposto dal vivo anche in prossimità di spiagge o in miniere dismesse. E’ un disco intenso, con qualche sorpresa sotto forma di omaggio, una versione siciliana di “Povera patria”, con un Battiato particolarmente ispirato. E’ in quella traccia che si riannodano tutte le sollecitazioni felici di Muratori, il sale della terra, pi cu avi sali nda testa.

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