CUORI INTATTI, LA BELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI FABRIZIO VILLA
Stendiamo un velo pietoso, quello di S.Agata, perché all’inaugurazione al Museo Diocesano di Catania della bella mostra di ritratti del foto giornalista Fabrizio Villa mancavano le autorità cittadine. Evento organizzato e voluto dal comitato di Catania dell’A.n.d.o.s, associazione nazionale di donne operate al seno, non a caso inaugurato il 2 febbraio a ridosso delle feste agatine, per sensibilizzare le coscienze. La mammella della Santuzza deturpata dal martirio simboleggia il male del secolo, il tumore al seno che colpisce purtroppo un’alta percentuale di donne. “A colpirmi non sono state le cicatrici, quelle sono solo un segno esteriore facile da fotografare. Sono state invece le ferite dell’anima che scoprivo osservando e ascoltando”, questo dice l’autore delle foto, invece a colpire chi vede per la prima volta questa rassegna di immagini è la serenità che traspare dai volti di chi ha subito il “martirio” della malattia. Espressioni provate ma che trasmettono speranza, un inno alla vita che continua nonostante il dolore, quello delle cicatrici, di amputazioni di una parte del corpo simbolo della femminilità e della maternità. Ma ci sono anche uomini, perché non tutti sanno che questo cancro può colpire anche il genere maschile in maniera particolarmente aggressiva. Approcciarsi a questo genere di ricerca era rischioso, su una corda di precipizio il cui confine tra pietismo e crudezza del nudo è molto sottile. Invece Villa come un Caravaggio dello scatto fotografico riesce sì a farsi forte della sua esperienza di ritratti di maschere di dolore, colti in barconi di disperati o teatri di guerra, ma qui ne coglie l’essenza dell’eternità, il piglio dell’opera d’arte che pretende di rimanere per sempre. Dunque quei segni dove si trasfigura il dolore rimandano all’iconografie del Cristo, alle ferite sanguinanti sul costato, e la bellezza dei volti a una speranza di rinascita, soprattutto quando è una giovane “madonna” che allatta suo figlio. Questa non è solo una rinascita, è anche una resurrezione umana.
In mostra al Museo diocesano di Catania fino al 12 febbraio